Massimo Pallottino
l’Etruria rupestre
L’importanza e il fascino particolare dell’Etruria meridionale interna consiste soprattutto nell’armoniosa coesistenza di natura e monumenti rupestri, cioè nelle necropoli e tombe etrusche risalenti al lungo periodo dal VII al III secolo a.C.
Questa preziosa eredità rupestre della civiltà etrusca che non si trova in nessun altra parte dell’Italia.
Nessun’altra zona dell’Etruria antica è così ricca di tombe etrusche di varia tipologia e grandezza databili tra il VII e il III-II secolo a.C.
Solo qui è documentato il fenomeno spettacolare dell’architettura funeraria rupestre dal secondo quarto del VI secolo fino al III o inizio del II secolo a.C.
E’ nell’Etruria antica che troviamo importanti presenze archeologiche di età pre- e protostorica, del proto villanoviano, del villanoviano, dell’epoca storica etrusca, della fase romana, paleocristiana e medievale.
Le necropoli rupestri etrusche rappresentano senz’altro il culmine archeologico della Tuscia.
Nessun’altra zona dell’Italia offre confronti validi a questo fenomeno così monumentale e impressionante dell’architettura funeraria rupestre.
Le tombe rupestri etrusche si concentrano in una zona che va dalle pendici orientali dei monti di Tolfa nel sud, fino alla Maremma toscana interna (intorno Sovana) a nord.
Questa zona vulcanica comprendeva vari centri etruschi di piccola e media grandezza come San Giovenale, Luni sul Mignone, San Giuliano, Blera, Grotta Porcina, Cerracchio, Norchia, Castel d’Asso, Tuscania, Castro, Pitigliano, Sorano, Sovana che erano politicamente e culturalmente sotto l’influsso di grandi centri costieri come Cerveteri, Tarquinia e Vulci e vivevano soprattutto di agricoltura pastorizi a ma anche di commercio e in parte dello sfruttamento delle miniere.
La maggioranza e gli esempi più emergenti delle tombe rupestri risalgono al periodo arcaico (secondo quarto del VI secolo fino ai primi decenni del V secolo a.C.) e alla fase del primo ellenismo (fine IV secolo e prima metà del III secolo a.C.).
Durante la prima fase le necropoli di Blera, San Giuliano e Tuscania offrono gli esempi più numerosi ed interessanti mentre nella fase più recente la zona più settentrionale intorno a Norchia e Castel d’Asso e anche quella di Sovana diventano più significative.
La tipologia dell’architettura funeraria rupestre è assai ricca differenziata secondo la zona, il periodo, la grandezza e l’impiego dei mezzi finanziari e così lo spettro va da semplici tombe a camera, loculi e nicchie senza facciata particolarmente elaborata fino ai grandiosi monumenti rupestri con facciate a tempio o a portico.
La cosiddetta tomba a dado (e a semi-dado e a dado-finto) rappresenta indubbiamente il tipo più diffuso dal periodo arcaico fino alla fase ellenistica.
Generalmente possiamo constatare la crescente importanza della facciata in confronto alla tomba vera e propria che dal IV secolo a.C. in poi viene trasferita nel sotterraneo e quasi nascosta sotto la facciata.
Lo stretto rapporto tra archeologia e paesaggio che caratterizza l’Etruria rupestre è un dato storico che risale all’origine stessa dell’occupazione del territorio: si tratta di un rapporto tra uomo e ambiente che, dalla Preistoria ad oggi, ha determinato una presenza capillare di interventi umani, all’interno del paesaggio tufaceo naturalmente articolato e differenziato.
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